Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo offrirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser e svolgono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web ritieni più interessanti e utili.
Farmacia Anglesio
Chi siamo
La nostra storia
Antica spezieria appartenente alle collegiate cinquecentesche, la farmacia divenne proprietà degli Anglesio nel 1682 per acquisto dallo speziale Carlo Campeggio, e tramandata dalla famiglia fino al 1883.
La figura degli Anglesio fu sempre legata a quella dei sovrani che li riconobbero come “speziali di corte”, dando loro nel 1763 la facoltà di insignirsi della patente di “Regia Farmacia”.
Dai primi del Settecento è collocata nell’attuale sede, quando Contrada d’Italia, attuale via Milano, venne “raddrizzata” dall’architetto Filippo Juvarra che vi realizzò uno slargo ottagonale per dare visibilità alla basilica dei santi Maurizio e Lazzaro.
La farmacia si trova proprio in questa piccola piazza circondata da edifici arricchiti da sculture zoomorfe utlizzate come mensole dei balconi e dei cornicioni ed è inserita nella cosiddetta casa dei cani addossata alla chiesa di san Domenico (dal termine Domini Canis – cani del Signore – come venivano definiti per assonanza col nome latino Dominicanus).
Oltre alla grande insegna storica, conserva arredi originali, tra i più antichi e pregevoli dell’arredo commerciale torinese, una collezione di vasi ceramici e una collezione di antiche attrezzature farmaceutiche.
Gli interni
Un rogo nel 1766 distrugge gli arredi interni ma risparmia il bancone in noce con ricco intaglio raffigurante le attrezzature da speziale (vasi, mortai, alambicchi) in cornicette fitomorfe; al centro una conchiglia a due valve contiene un viluppo di vipere, simbolo degli speziali. Sul margine sinistro, un albarello reca le iscrizioni GAA, Giovanni Antonio Anglesio, e MITRII.
Del primo Ottocento sono l’alzata del bancone che riprende i motivi dell’ornato del bancone, opera dell’ebanista Camoletto, e gli scaffali su credenze con cassettiere che corrono, con sobria fattura, sui quattro lati del locale di vendita. La scaffalatura sulla parete di fondo è interrotta al centro da una nicchia che contiene un grande vaso in marmo settecentesco per la conservazione della Teriaca, antica preparazione medicinale, antidoto contro i morsi dei serpenti velenosi e ritenuta una sorta di panacea universale. I ripiani più alti ospitano quarantacinque vasi in ceramica bianca invetriata, profilati in oro con scudo sabaudo e volute fitomorfe.
I locali annessi sono un’inesauribile fonte di curiosità: pergamene, sigilli, maceratoi, pilloliere, pentole in rame, alcune bilance, un bel mortaio in bronzo del 1763 con la sigla GAA, Giovanni Antonio Anglesio committente degli arredi settecenteschi, e svariati barattoli in legno per le droghe e vegetali sono conservati nel laboratorio e ricordano l’arte degli antichi speziali. Prodigiosi medicamenti e composti resinosi, antesignani dei cerotti, sono custoditi nel lucido armadio che ancora oggi ostenta la scritta “Impiastri”. La produzione di distillati e di acque aromatiche era invece garantita dal doppio alambicco in rame e dal fornello in muratura ubicati nel cortile.